Etta Barbarotto intervista a Sanremo il giornalista-scrittore Alain Elkann. Alain Elkann ha illustrato il nuovo museo egizio di Torino. Un grande museo «nazional-popolare», capace di sfruttare appieno le suggestioni di un'epoca storica, l'Antico Egitto, che ha ispirato grandi film e romanzi d'avventura. Senza, con ciò, togliere nulla al rigore scientifico e al pregio di collezioni che fanno dell'Egizio di Torino il secondo dopo il Cairo e che da sempre attirano studiosi di tutto il mondo, americani e tedeschi in prima fila. «Questo Museo — annuncia Alain Elkann, scrittore e presidente della Fondazione che nel 2004, con un'inedita alleanza tra ministero dei Beni Culturali e enti locali, ha preso le redini dell'Egizio — respirerà diversamente, con un giusto equilibrio tra effetti speciali e conservazione di un patrimonio straordinario che appartiene a tutti. I nostri principali obiettivi, da raggiungere entro fine 2010, sono due: poter mostrare i capolavori fino ad ora nascosti nei magazzini per mancanza di spazio, e accogliere i nostri visitatori secondo gli standard dei grandi poli internazionali, consentendo ai bambini delle scuole di mangiare, agli anziani di riposare, agli stranieri di avere materiale nelle lingue principali, ai disabili di godere appieno della visita». Fino a cinque anni fa, l'Egizio, nonostante l'importanza di tesori che già i Savoia, con Carlo Felice nel 1824, avevano cominciato ad acquistare soggiogati dal fascino dell'esotico, era l'esempio di un glorioso e polveroso museo italiano: didascalie comprensibili solo agli studiosi, poca luce, orari limitati. Elkann e Eleni Vassilika, il direttore di origine greca, hanno portato aria nuova: guide in quattro lingue, allestimenti come lo statuario già affidato a Ferretti (all'inizio animato anche dalla musica, che poi è stata abolita perché disturbava i custodi, ndr), un nuovo logo firmato Pininfarina, un sito, una libreria che ora verrà ampliata e rinnovata, creando anche quella caffetteria che da sempre è una delle più grandi lacune. «Puntiamo a un milione di visitatori all'anno», spiega Elkann, già per altro fiero di un trend che anche dopo le Olimpiadi ne fa registrare oltre 550.000. Nei magazzini sotterranei attendono 24.000 reperti, tra i quali capolavori già prestati a musei di tutto il mondo, dal Louvre al British, dal Metropolitan allo stesso Cairo. Tra questi, i sarcofagi del Medio e Nuovo Regno (dal 2000 avanti Cristo e per i mille anni successivi), che non è stato mai possibile esporre a Torino nel loro splendore.